Il progetto è un meccanismo che attraverso un nuovo sistema formale vuole mettere a regime le forze generate dalle dinamiche urbane: la nostra idea di intervento è quella di servizio, un nuovo luogo per la città intera. Una conferma di come l'architettura sia un processo culturale capace di apportare migliorie alla vita di tutti.

 

IL SISTEMA URBANO Osservando Sciacca dal mare (punto privilegiato per la comprensione della città), si possono leggere con grande chiarezza le figure che ne costituiscono il fronte: l’estesa periferia residenziale a ovest, relativamente omogenea per dimensione e carattere dell’edificato, il sistema formato dall’insieme delle banchine portuali e dal borgo marinaro, il fitto tessuto del centro storico, le aree verdi di diversa consistenza ed estensione. Un’analisi planimetrica consentirebbe altresì la facile individuazione di aree morfologicamente omogenee; eppure, quando si attraversa la città, quando se ne percorrono i bordi affacciati sul mare, ciò che appare meno chiaro sono proprio le relazioni fisiche tra le parti. La villa Scaturro è parte di questo ampio sistema e, per tale motivo, non può essere descritta e compresa, nè tanto meno modificata, prescindendo da questa considerazione. Il suo ruolo è quello di cerniera tra la città storica, il sito delle terme ed il sistema composto dal borgo marinaro e il porto. Per tale ragione, il progetto considera la villa come un luogo di connessione. Le azioni progettuali, una volta entrate a regime, garantiranno un nuovo assetto urbano i cui nuovi elementi modificheranno, in meglio, l’esperienza della città.

IL VALORE STORICO DEL MANUFATTO “Il fatto che la crescita dell’umanità sia esponenziale implica che il passato, ad un certo punto, diventi troppo «piccolo» per essere abitato e condiviso da chi è vivo. (...) L’identità concepita come questo modo di vivere il passato è una affermazione perdente: non solo in un modello stabile di continua espansione demografica c’è proporzionalmente sempre meno da condividere, ma la storia stessa possiede una emivita odiosa: più se ne abusa meno si fa significativa, finché i suoi vantaggi depauperati diventano dannosi.” (Rem Koolhaas) Bisogna distinguere ciò che è antico da ciò che è vecchio, ovvero ciò che ha un valore da ciò che ha solo un’età.

NUOVI USI E NUOVE FORME Il parco non è più un elemento terminale, cul de sac, fruito solo da chi ha “tempo da perdere”, ma diviene un luogo organico nella esperienza urbana, un luogo di passaggio, una pausa in cui chi va di fretta può comprendere il valore del “tempo da perdere”: festina lente.